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Le Sezione Unite, con l'ordinanza n. 15744 del 2019 si occupano nuovamente dell’eccesso di potere giurisdizionale come motivo di ricorso contro le decisioni del Consiglio di Stato. Secondo la Suprema Corte, in estrema sintesi, il ricorso ex art. 111, comma 8, Cost., proponibile contro le sentenze del Consiglio di Stato e della Corte dei conti "per i soli motivi inerenti alla giurisdizione"riguarda solo i presupposti della giurisdizione, e non può riguardare il merito della decisione, neanche nel caso di interpretazione di legge "abnorme o anomala". 

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Quando l’emissione di un decreto ingiuntivo deve essere richiesta al Giudice Amministrativo e non al Giudice Ordinario? Scopriamo la disciplina del procedimento per decreto ingiuntivo prevista all’articolo 118 del c.p.a.

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Si susseguono le pronunce con le quali i giudici dei TAR riconoscono come errore scusabile, ex art. 37 cpa, la notifica telematica di un ricorso all’indirizzo di posta elettronica certificata tratto dal pubblico registro “IPA” - nel quale sono inseriti tutti gli indirizzi di posta elettronica certificata delle Pubbliche Amministrazioni - invece che a quello tratto dal cosiddetto “Reginde” del Ministero della Giustizia. L’ultimo caso riguarda il ricorso di un cittadino di Bellona, volto ad ottenere l'annullamento del silenzio inadempimento del Comune su un’istanza per la repressione degli abusi edilizi. Un ricorso che era stato notificato alla PEC tratta dall’Indice delle Pubbliche Amministrazioni.

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Attenzione al luogo di notifica del ricorso per motivi aggiunti. L'art. 43, comma 2, del codice del processo amministrativo sancisce che: "le notifiche alle controparti costituite avvengono ai sensi dell’articolo 170 del codice di procedura civile", cioè "al procuratore costituito". La notifica presso la sede reale dell'ente potrebbe causare quindi l'inammissibilità del gravame.

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Tar e ricorso collettivo: non sempre un binomio vincente. A volte i ricorsi collettivi non sono un buon affare. Ci sono situazioni in cui il ricorso collettivo è controindicato. In questo articolo esporremo in maniera sintetica i pro e i contro del ricorso collettivo, strumento utile ma anche molto insidioso. Con un avvertimento: internet può dare uno spunto di riflessione su una questione giuridica, ma non la soluzione. Pertanto, di fronte a una controversia giuridica, è indispensabile rivolgersi a uno studio legale.

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La vicenda Open Arms, con il provvedimento del Tar Lazio che sospende il divieto di ingresso in acque italiane della nave spagnola, è stato oggetto di grande interesse mediatico. Repubblica ha sostenuto, in questo interessante articolo a firma di Alessandra Ziniti, che "Il ricorso dell'Avvocatura dello Stato al Consiglio di Stato, con un presunto pronunciamento addirittura pevisto per oggi pomeriggio [19 agosto 2019, ndr], è una bufala. Non è stato presentato nessun ricorso al massimo organo della giustizia amministrativa semplicemente perchè il nostro ordinamento non lo consente. Codice alla mano, infatti, è evidente che non è previsto alcun ricorso contro l'ordinanza emessa in via provvisoria dal giudice monocratico prima che l'argomento sia trattato in sede collegiale".

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Quando il debitore è una P.A., ottenere un pagamento spesso è più difficile, anche se il creditore ha in mano un provvedimento del Giudice Ordinario (sentenza, decreto ingiuntivo, ordinanza di assegnazione...). Questo perché nel corso degli anni il legislatore ha approvato alcune leggi che limitano i pignoramenti contro la P.A. Per gli enti locali, la normativa di riferimento è l'art. 159 del TUEL, il quale stabilisce che che “non sono ammesse procedure di esecuzione e di espropriazione forzata nei confronti degli enti locali presso soggetti diversi dai rispettivi tesorieri”. L’articolo stabilisce anche l’impignorabilità delle somme, individuate da apposite delibere dell’ente, destinate al pagamento degli stipendi, dei mutui o all'espletamento di servizi essenziali. Per l'Amministrazione generale dello Stato e le regioni, regole simili sono contenute in altre disposizioni di legge (si vedano la l. n. 720/84 e l’art. 1, del d. l. n. 313/94).

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